Vietato alle donne
Vi siete mai chiesti se l’arte oggi sia davvero libera, se sia davvero democratica e se non faccia distinzione di sesso?
Il lavoro dell’artista è con ogni probabilità uno dei più antichi, la presenza delle donne in questo ambito è documentata da molto tempo, sicuramente da secoli. Nonostante questo, solo di recente le artiste possono liberamente firmarsi come tali. E solo negli ultimi anni hanno ricevuto dei riconoscimenti, vien da dire più che meritati ma ancora non commisurati alla reale presenza femminile. Perché dobbiamo faticare così tanto per vederci riconosciuto ciò che ci spetta?
La discriminazione è un problema reale, chiediamoci come sia possibile che, ancora oggi, in questa società, ci siano discriminazioni di genere. Quel che è certo è che investire su una donna è un azzardo e i dati parlano chiaro: la presenza femminile nel mercato dell’arte ha numeri tutt’altro che confortanti, basta dare un’occhiata a The French Culture dalla Morineau: “In passato le donne sono state prese in considerazione dalle gallerie molto meno rispetto agli uomini. Nel XX secolo, la maggior parte di esse non aveva una galleria che la rappresentasse e, ancora oggi, le opere che portano una firma femminile hanno un valore molto più basso rispetto a quelle degli uomini (tra il 16-30% in meno)”.
Se andate a visitare un museo, vi renderete subito conto che per la maggior parte, le opere esposte sono di autori maschili: secondo quanto riscontrato nel 2019, da Public Library of Science, nelle collezioni permanenti di importanti musei statunitensi solo il 13% appartengono ad autrici femminili.
Sempre con i dati alla mano emerge che, nel mercato primario, le artiste donne rappresentano solo il 44% degli artisti esposti nelle pareti delle gallerie, è frustrante, se si considera che il numero delle diplomate alle scuole d’arte supera di gran lunga quello maschile. Per quanto riguarda il mercato secondario la situazione è ancora più disastrosa, nel 2019 le opere di artiste vendute in asta, rappresentavano solo il 7% del totale dei lotti venduti e il 6% del fatturato totale. Forse qualche domanda sarebbe necessaria.
Sono stati fatti numerosi studi al riguardo, “Glass ceilings in the art market” (2018, Bocart, Gertsberg e Tilburg) evidenzia le enormi difficoltà che le artiste devono affrontare per affacciarsi sul mercato secondario, evidenziando che il top 0.03% del mercato dell’arte (che corrisponde al 40% del valore complessivo delle vendite) risulta essere completamente inaccessibile alle donne. Giusto per avere un‘idea grazie ai numeri: nel 2019, solo il 7% supera la cifra di 1 milione di dollari ed ancora più bassa al 5% è la percentuale di opere che supera i 10 milioni di dollari.
È fondamentale riflettere su quanto sia necessario rivalutare il ruolo femminile nel mondo artistico. Il primo passo per evitare di trascurare la questione della differenza di genere è riconoscere che questa è ancora presente.
Ma quali sono i motivi di questo divario? Perché nel mercato, soprattutto secondario, l’uomo è favorito rispetto alla donna?
Ben vengano le iniziative che sono un mezzo di educazione all’inclusione non solo nel mercato dell’arte ma in tutti gli ambiti, perché alla fine, come sempre l’arte è uno specchio della società, e un’arte che discrimina le donne, non può dirsi né libera né democratica, né così può dirsi la società di cui l’arte è il riflesso migliore.
