Let’s get physical
Il Covid19 ha accelerato la digitalizzazione, a cui dicevamo di non essere ancora pronti. Abbiamo saputo farne tesoro? O la spinta verso la fruizione digitale ha segnato la fine dell’interesse per l’opera fisica e quindi per mostre e musei? Come sembrerebbe indicare anche la corsa ai NFT (non fungible tokens)?
I musei italiani hanno riaperto, ma nel 2020 le cifre sono di -75,67% visitatori e -78,98% introiti netti per un totale di 41.991.929,03 euro per le 268 istituzioni monitorate dall’Ufficio Statistica del Sistan (Sistema Statistico Nazionale del Ministero della Cultura). Alcune istituzioni potrebbero non riprendersi più. Serve una veloce inversione di rotta.
A completare questo dato quest’anno vi è però tutta l’attività digitale: mostre on line, tour digitali, talk con curatori ed esperti d’arte, tutte le attività “social” a cu ci siamo abituati.
La digitalizzazione è stata fondamentale per mantenere vivo lo scambio fra istituzioni e comunità. Questo aprirsi alla tecnologia, sia da parte delle istituzioni che degli utenti, ha fatto in modo che si esplorasse un’altra visione, uscendo dalle abitudini, addentrandosi in una dimensione poco nota, ma intrigante.
La pandemia ha dimostrato che è possibile un’evoluzione di linguaggio e di mezzi, prima considerata avveniristica. Si è visto che si possono esplorare nuove opportunità per creare sinergie tra forme di fruizione d’arte tradizionali e le nuove tecnologie.
I segnali di ripresa sembrano essere incoraggianti. Sono molte le attività, mostre ed eventi, programmate. Le istituzioni culturali stanno scommettendo sulla voglia di tornare a vedere arte, artisti e collezioni di persona.
Vedremo se è veramente così. Se è tornata la necessità della visione di un’opera d’arte in “carne ed ossa”. E se si è riusciti a sfruttare i canali digitali per aumentare l’interesse, per coltivare la curiosità.
In molti degli approfondimenti proposti on line, si faceva riferimento ai risultati delle indagini diagnostiche e a quanta conoscenza in più delle opere e degli artisti queste potevano portare. Allora perché non riproporre questi approfondimenti anche “in loco”? Ormai abituati a saperne di più su ciascuna opera, i visitatori potrebbero rimanere delusi dal solo cartellino con titolo e autore. E’ ora che gli studi fatti vengano resi fruibili da tutti.
Abbiamo solo da guadagnarci tutti!
