Le analisi diagnostiche eseguite sul “Ratto delle Sabine” del Giambologna della Galleria dell’Accademia ha richiesto molta abilità, poiché, tra gli altri, sono stati impiegati raggi X, ultrasuoni e metodi Georadar (con il contributo di S.T. Art-Test). I risultati hanno permesso di svelare e conoscere informazioni cruciali che sono state fondamentali per pianificare e realizzare l’intervento di restauro che sta avendo ora luogo dietro ad una tenda nella stanza del Colosso presso la Galleria.
Il Colosso in effetti non è una copia della grandiosa statua che si trova attualmente sotto la Loggia degli Uffizi in Piazza della Signoria a Firenze, ma un sorprendente bozzetto eseguito interamente da Giambologna, di larghezza e altezza pari a 4 metri. Il soggetto è stato reinterpretato come ratto delle Sabine, mentre inizialmente era inteso come prova dell’abilità dell’artista nel creare un complesso gruppo scultoreo che comprendesse soggetti sia maschili che femminili, personaggi anziani e giovani disposti su una spirale ascendente come tributo ai perfetti principi formali di Michelangelo.
Le indagini diagnostiche sono state previste per studiare il metodo di lavoro di Giambologna, i materiali e le tecniche impiegate, e hanno rilevato fatti inaspettati circa l’uso di materiali diversi e una struttura interna della grandiosa statua molto complessa.