Una tavola si fa Croce
Dialoghi al Salone lunedì 16 maggio dalle ore 17.15 alle ore 18:30 – Sala Brambilla
Due anni fa, proprio in questi giorni, ci era data la possibilità, timidamente ma finalmente, di riprendere il nostro lavoro. Firenze era silenziosa e solitaria
Adesso, dopo mesi di incontri virtuali è finalmente arrivato il momento di vedersi di persona: torna a Firenze, dal 16 al 18 maggio, il Salone del Restauro, in una nuova sede, al centro della città, nel Palazzo della Borsa della Camera di Commercio, accanto a Ponte Vecchio.
Come annunciato, Art–Test ci sarà e presenterà le prime evidenze della campagna diagnostica sulla trecentesca “Croce dipinta”, opera ad oggi attribuita al Maestro di San Lucchese ma la cui paternità è ancora da confermare o riscoprire.
In collaborazione con il Museo Ghelli di San Casciano, grazie alla direttrice Nicoletta Matteuzzi, supportati da un progetto della Fondazione Cassa di Risparmio di Firenze, e insieme alle restauratrici del laboratorio di restauro L’ Atelier, Angela Matteuzzi e Lucia Cioppi, vi illustreremo in questa sede le prime fasi di studio di questo manufatto che non nasce con l’aspetto attuale, ma probabilmente come tavola rettangolare. Il perché del ridimensionamento ancora non è chiaro: prassi o necessità?
Un’opera di grandissima importanza storico-artistica, dipinta probabilmente da un seguace di Giotto tra il 1340 e il 1370, e con una lunga storia conservativa che mostra molti interventi stratificati nei secoli. Il dipinto presenta una tecnica esecutiva peculiare e un impianto compositivo dove sono presenti incisioni ma che mostra anche altre particolarità.
La sinergia tra le varie professionalità, il confronto continuo con la bibliografia scientifica, la bibliografia storico-artistica e i documenti di archivio sono alla base di questo studio.
Una campagna diagnostica che sia utile sia al fine conservativo che al fine attributivo è non solo complessa, ma lunga quanto l’intero restauro. Prevede infatti che le acquisizioni dei dati siano effettuate nell’intero arco dell’intervento, per programmare ma anche per controllare e confermare, ed eventualmente ridefinire.
È consuetudine scrivere di diagnostica (e di restauro) solo a conclusione di un restauro, come atto finale di un percorso, quasi fosse un traguardo.
In questo caso il lavoro è ancora in fieri. La ricerca ancora in corso.
Dove ci condurrà questa ricerca? Si cerca di definire tutto in fase di progettazione, quando ci si pongono domande a cui bisogna dare una risposta. La prima fase è stata infatti quella dell’osservazione dell’opera “de visu”, in contemporanea con le restauratrici, in modo da comprendere cosa indagare in modo approfondito, sia perché difficile da interpretare sia perché rappresentativo dell’intera superficie.
Del resto quando lo storico dell’arte, il restauratore e il diagnosta si confrontano e utilizzano uno stesso dizionario, sarà il dialogo il primo strumento e documento di studio dell’opera.
Il restauro è stato supportato in questo caso, da una campagna diagnostica completa che diventa così un capitolo di una storia affascinante, che si tinge dei colori vivaci della curiosità e della meraviglia.
Al Salone presenteremo il dialogo appunto, le osservazioni scaturite, i dubbi che speriamo di poter dissolvere con gli approfondimenti, i risultati già ottenuti.
Vi aspettiamo!
