Ritrovare la bellezza

Apr 13, 2022

Il 26 marzo, dopo un attento restauro, è tornata al suo posto, nella Chiesa dei Santo Jacopo e Filippo di Scarperia, l’Annunciazione di Giovanni Balducci

Torna a splendere ed incantare un grande dipinto della fine del Cinquecento, su tavola, che era diventato quasi illeggibile con il passare del tempo, grazie ad un restauro accurato che si è avvalso delle analisi di ArtTest.

Si tratta di un’Annunciazione, attribuita dallo studioso Bruno Santi ad un allievo del Naldini: Giovanni Balducci detto il Cosci, autore forse poco conosciuto oggi, ma sicuramente apprezzato al tempo. A lui furono affidati alcuni degli affreschi del chiostro grande di Santa Maria Novella a Firenze e a Roma lavori in San Giovanni in Laterano e San Giovanni dei Fiorentini. Spostatosi a Napoli chiamato dal cardinale Alfonso Gesualdo, concluse qui la sua carriera e la sua vita.   

L’Annunciazione è ambientata nela camera da letto della Vergine, dove fa da sfondo un monumentale letto a baldacchino, con un tendaggio di un insolito verde intenso, e maestosi elementi architettonici, che richiamano una abitazione signorile fiorentina, con decori in pietra serena, e un pavimento in marmi, disegnato applicando con rigore i dettami della prospettiva geometrica.

Notevoli anche i cangiantismi manieristi delle vesti, anche questi riemersi grazie al restauro, e il dettaglio del cestino con i lavori di ricamo, anche questi suntuosi.

Durante i restauri, condotti da Stefano Garosi, noi di ArtTest, per analizzare questo dipinto, abbiamo portato la nostra strumentazione  in quel meraviglioso angolo di Toscana che è il Mugello. Nel cantiere di restauro  allestito era presso la Compagnia di San Piero a Sieve, dove erano presenti più opere da indagare. Tra di loro, questa grande tavola allora…a testa in giù, di cui si intuiva solo in parte la bellezza.

Uno dei momenti più interessanti durante una campagna di indagini è l’interazione tra il restauratore e il diagnosta. In questo caso il restauratore ci illustrò la storia conservativa dell’opera, i restauri del passato, i danni di una pulitura poco accorta che aveva irrimediabilmente danneggiato il film pittorico e tutte le fasi di restauro già eseguite per mettere in sicurezza l’opera, iniziare a rimuovere le vecchie ridipinture e consolidarne il colore.

Tutti dovrebbero avere la possibilità di poter discutere delle caratteristiche di un dipinto usufruendo della grande esperienza di chi si occupa del suo restauro. Ogni opera rivela una storia interessantissima.

La campagna diagnostica riflettografica affidata ad ArtTest era richiesta per ndagare se esistesse un impianto compositivo soggiacente, se vi fossero pentimenti e quale fosse stata, in ultima analisi, la genesi dell’opera.

Dettaglio della riflettografia InfraRossa eseguita sull’opera

All’inaugurazione lo scorso 26 marzo ci è stata data la possibilità di parlare di questi davanti ad un folto pubblico sicuramente attento e curioso. Abbiamo raccontato che la riflettografia è un po’ come la macchina del tempo, che ci porta indietro e ci consente di vedere quello che solo l’artista e chi gli stava accanto vide!

Abbiamo raccontato come in questo dipinto era chiaro che il pittore avesse una grande padronanza del disegno, che è stato eseguito a pennello e utilizzando materiale carbonioso. Sono visibili alcuni “pentimenti” che possiamo definire di organizzazione degli spazi. Infatti la figura della Vergine risulta essere oggi spostata leggermente più a destra rispetto al primo pensiero, la sua spalla destra, per chi guarda, è stata in fase di esecuzione ridimensionata. Allo stesso modo anche la spalla sinistra dell’Angelo Gabriele.

In primo piano sulla destra il cestino da lavoro è stato forse dipinto in un ultimo momento in quando si può intravedere al di sotto il basamento finito. Forse fu aggiunto per un desiderio del committente. 

Dettaglio del cestino in riflettografia InfraRossa

Ad illustrare il linguaggio artistico è stato il prof. Marco Pinelli che ha, in pochi minuti, dato un quadro chiaro ed esaustivo dei riferimenti stilistici dell’opera, il Manierismo toscano e l’opera di Andrea del Sarto.

Il restauratore Stefano Garosi ha poi illustrato le fasi del restauro e spiegato quando gli siano stati utili le immagini da noi fornite, in quanto erano visibili dettagli a lui non accessibili ad occhio nudo.

Il territorio del Mugello è ricco di arte e non è nuovo a restauri in cui sono previste indagini diagnostiche, c’è una grande attenzione per il territorio dovuta anche ai funzionari della soprintendenza, in questo caso la dott.ssa Jennifer Celani, e un supporto sempre generoso da parte della Fondazione Cassa di Risparmio di Firenze. È un lavoro sinergico che dà risultati eccellenti. In un momento in cui tentiamo di ripetere come un mantra che “la bellezza salverà il mondo” bisognerebbe domandarci se il mondo sarà capace di salvare la bellezza.

Noi siamo fiduciose di questo, fin quando c’è chi si preoccuperà e occuperà di proteggere l’arte dalla naturale corruzione del tempo e spesso dall’incuria dell’uomo.

Emanuela Massa