Anni fa ci fu sottoposto un dipinto presentatoci come un Picasso autentico (e firmato). Durante il primo Condition Report Scientifico evidenziammo delle incoerenze, nonostante il dipinto avesse ingannato i membri della commissione dell’Ufficio Esportazione della Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio di Torino.
Ci fu chiesto quindi di approfondire l’analisi con una campagna diagnostica completa, sia con indagini non invasive che microdistruttive: analisi multispettrali, riflettografia infrarossa, radiografia, analisi del colore con XRF, che con analisi chimiche su microcampione.
Tutti gli elementi del dipinto furono valutati, anche il telaio su cui era ancorato e le etichette apposte. Tutto naturalmente di concerto con lo studio sulla tecnica dell’artista e lo studio dei materiali da lui utilizzati.
Capito che qualcosa non quadrava, era necessario infatti riconoscere quali fossero le prove inconfutabili che il manufatto fosse un falso intenzionale.
Nel nostro mondo la parola “falso” ha molteplici declinazioni, sfumature e non sempre totalmente negative, ovvero un’opera può essere falsa/ non autentica di un dato autore ma essere comunque un’opera del periodo, allo stesso tempo si indicano talvolta erroneamente come falsi gli “esercizi di accademia”, meglio definibili come “copie”.
Questa volta invece eravamo di fronte ad un “falso intenzionale”, ovvero un manufatto creato e immesso sul mercato con l’unico scopo truffare un possibile compratore. Il dipinto di cui parliamo è El Pintor, firmato “Picasso”.
Questo dipinto ed altri, furono fatti circolare alcuni anni fa. In seguito al diligente lavoro del Nucleo di Tutela dell’Arma dei Carabinieri, il 2 agosto del 2019, fu resa nota l’indagine condotta. Indagine e processo che hanno portato individuare i responsabili.
Naturalmente il consiglio è sempre quello di procedere con le analisi prima dell’acquisto. Ed anche questa volta cade a pennello il nostro motto, di vinciana memoria “meglio una piccola certezza che una grande bugia”.