Le analisi scientifiche confermano la scoperta del ritratto inedito di Filippo Brunelleschi, opera del figlio
Dici Brunelleschi e pensi alla Cupola di Santa Maria del Fiore, un’opera eccezionale, ancora senza pari.
I fiorentini nel realizzare il duomo della città avevano esagerato, avevano costruito una chiesa grandissima. Quindi era necessario realizzare una cupola enorme, e non si sapeva come fare.
Le impalcature e le armature di legno, sembravano improponibili per l’altezza e la vastità del foro da coprire. Nessuna varietà di legno avrebbe potuto reggere nemmeno provvisoriamente il peso di una copertura così ampia finché la cupola non fosse stata chiusa dalla lanterna.
Filippo di ser Brunellesco Lapi (1377 -1446), figlio di un notaio, ‘piccolo di persona e di fattezze’ secondo Vasari, ma un vero genio poliedrico, iniziatore del Rinascimento, ideò la realizzazione di una cupola senza armatura, con un sistema innovativo che viene ancora oggi studiato.
Non fu solo architetto e ingegnere, ma anche scultore, matematico, orafo e scenografo. La sua grandezza si eleva ancora oggi al centro di Firenze, ma pochi sono i suoi ritratti a noi pervenuti.
Per tentare di vederlo in volto possiamo andare alla Cappella Brancacci dove Masaccio forse lo inserì di profilo negli affreschi al Carmine.
O andare nello stesso Duomo di Firenze, dove si trova il monumento commemorativo a questo grande fiorentino, realizzato ad un anno dalla sua scomparsa.
Si capisce quindi l’eccezionalità della scoperta di una testa ritratta dal vero, che verosimilmente ha fatto da modello al rilievo in marmo, realizzato da Andrea di Lazzaro Cavalcanti, detto il Buggiano, figlio del mezzadro del fratello di Brunelleschi, che venne adottato da Filippo all’età di sette anni.
Con 300.000 euro, l’Opera del Duomo ha acquisito per il suo museo questa importantissima testimonianza, che si aggiunge al calco mortuario, già in collezione.
Oltre al valore di memoria, questo ritratto in terracotta ha anche valore storico artistico in se’, è infatti uno dei primi del Rinascimento, quando il ritratto scultorio ritorna in voga.
Gli storici Giancarlo Gentili e Alfredo Bellandi hanno rinventuo quest’ opera tra gli arredi di una dimora storica dell’area fiorentina, dopo che se ne erano perse le tracce circa 600 anni fa.
L’opera è stata datata con la Termoluminescenza. Si tratta di un’indagine invasiva ma che se fatta con tutte le accortezze necessita di un prelievo contenuto, fatto con un piccolo trapano, che permetterà di raccogliere la polvere necessaria all’esame, e non comporterà nessun danno irreparabile.