E’ notizia delle scorse settimane la pubblicazione di un bando promosso dalla Provincia di Salerno, in cui si invitavano conservatori professionisti a prestare la propria opera per il restauro del patrimonio dell’Ente, a titolo totalmente gratuito. L’Ente si sarebbe impegnato, di contro, a dare diffusione dei lavori al termine dell’operazione, offrendo al professionista solo un ritorno d’immagine.
Ci scandalizza ma non ci stupisce. In realtà quanto visto scritto nero su bianco in un bando pubblico di un Ente della Repubblica Italiana, paese dove il restauro dovrebbe essere un affare serio, non è lontano da quello che ormai vediamo da anni.
La verità è che siamo un paese che restaura le sue opere quasi esclusivamente grazie a filantropi o associazioni, che si impegnano in una costante raccolta fondi.
Il perpetuarsi della nostra bellezza è ormai affidato alla disponibilità di appassionati, spesso stranieri, che donano cifre, anche considerevoli (per poi poterle detrarre dalle tasse) per colmare necessità che dovrebbero trovare invece sostegno dalla nostra Amministrazione.
Tutto questo potrebbe essere un male minore se la mancanza di fondi da dedicare a questo comparto non avesse come conseguenza anche svilire le professionalità di chi esegue i lavori, e assegnare i restauri al maggior ribasso, dove anche la diagnostica, quindi la conoscenza profonda dell’opera e delle sue problematiche conservative, viene considerata ridondante o eseguita con metodologie e tecnologie non scientifiche, e quindi fondamentalmente inutili.
Il valore del lavoro del restauratore non può essere relegato ad una menzione sulla targa che affianca l’opera restaurata.
Non si può ripagare la professionalità acquisita in anni di studi e di pratica con un trafiletto sul giornale.
Non è poi giustificata l’espressione “non ci sono fondi sufficienti”. I fondi devono esserci.
Il restauro eseguito in economia andrà totalmente a discapito dell’opera e della società tutta, perché, non verranno eseguite le cure più idonee alla sua conservazione per le generazioni future.
Un disastro annunciato da troppo tempo, che nessuna delle istituzioni pubbliche sembra veramente voler arginare.
Forse è il momento di non chiedere sacrifici unilaterali e riconoscere realmente l’importanza di questo comparto per la salvaguardia del nostro patrimonio. Non solo parole (e didascalie).