Si riteneva che questo dipinto, di proprietà privata, fosse una copia del “San Gerolamo scrivente” (realizzato tra il 1607 e il 1608) che si trova nell’Oratorio della St. John’s Co-Cathedral a La Valletta, Malta. Il Prof. Keith Sciberras dell’Università di Malta sostiene che il dipinto non mostra il “vigore” né le “pennellate” di Caravaggio e che, durante il suo periodo più tardo, Caravaggio non realizzò repliche delle sue stesse opere. Maurizio Marini, che durante gli ultimi 45 anni ha analizzato molti dipinti di Caravaggio, afferma che il volto sia troppo rozzo per esser opera del Maestro.
Il collezionista ha inviato il dipinto ai laboratori della SACI di Firenze perché fosse ripulito in vista di un’esibizione in cui sarebbe comparso accanto all’opera originale nell’ambito degli eventi organizzati in occasione dei 400 anni dalla visita di Caravaggio all’isola di Malta nel 1607-8.
La storica dell’arte Roberta Lapucci, esperta in conservazione presso la SACI e nota esperta delle tecniche caravaggesche, ha chiesto ad Art-Test di effettuare alcune indagini diagnostiche prima del restauro.
La nuova tecnica brevettata Multilayer permette ai ricercatori di identificare ed esaminare i successivi strati di pittura poiché ognuno di essi proietta un certo tipo di fluorescenza. Funziona a ritroso, isolando i singoli strati dal più recente al più antico, afferma Anna Pelagotti di Art-Test, la ditta privata toscana che ne possiede il copyright. I ricercatori effettuarono inoltre le tradizionali analisi a infrarossi che avvalorarono la tesi.
“Con la nuova tecnica capii che c’era qualcosa di stupefacente”, disse Lapucci, che presentò le sue scoperte durante uno show televisivo italiano (SuperQuark, RAI), e affermò che prevedeva di pubblicare tali scoperte entro l’anno. Lapucci sostiene che le motivazioni che mettono da parte l’idea che il dipinto sia una copia sono emerse “senza vedere i nuovi risultati dei test né la pittura dopo la pulitura. Entrambi rivelarono, sotto i pesanti ritocchi, una qualità di livello notevolmente superiore e un modo molto diverso nel dipingere, specialmente nell’area del volto”.
In particolare la scansione dell’opera da parte di Art-Test ha mostrato numerosi pentimenti, ossia le modifiche che il pittore apportò durante l’esecuzione a proposito della composizione cosa che ovviamente non appare nelle copie, poiché in quel caso il riferimento è già fissato.
“Le analisi multispettrali effettuate in febbraio da Art-Test mi hanno convinto che il dipinto è in effetti uno schizzo preliminare di Caravaggio”. Lapucci ritiene che Caravaggio “eseguì la maggior parte dell’opera: l’intera figura del Santo, così come la parte superiore del tavolo e gli oggetti. Quindi Caravaggio iniziò l’ufficiale San Gerolamo su un’altra tela (quella ora custodita nella Co-Cattedrale) senza dubbi o incertezze. Più tardi l’opera fu probabilmente terminata da qualcun altro e poi fu la volta dei restauri effettuati a Malta, forse non eseguiti da restauratori altamente specializzati, in base ai quali gli esperti hanno ritenuto che si trattasse di una copia contemporanea“.
Il dipinto ha fatto ritorno a Malta e si sta pianificando di realizzare per il prossimo anno una mostra presso il principale museo incentrata sull’importanza delle indagini scientifiche nell’indagare le opere d’arte.
Fonti: Washington Post e Newsletter SACI