Quando l’opera “San Giovanni Evangelista e San Francesco d’Assisi” sono entrati a far parte della collezione degli Uffizi come parte di una donazione, si riteneva che si trattasse di una copia eseguita dalla bottega o da un discepolo di El Greco. Certamente poche persone avevano avuto occasione di vederla e gli esperti spagnoli del pittore non l’avevano neppure studiata, per cui per molti anni è rimasta chiusa nei magazzini degli Uffizi.
Le analisi effettuata da Art-Test prima del restauro ad opera di Lisa Venerosi Pesciolini nel 2010, hanno permesso di riscontrare sulla tela tutte le caratteristiche tecniche e il linguaggio unico del Maestro. In questo caso si è ricorsi esclusivamente a indagini non invasive: i raggi X e la riflettografia IR hanno messo in luce, sotto lo strato più esterno di vernice, numerosi ritocchi e pentimenti, cambiamenti apportati dal pittore in corso d’opera e un importante segno “autografo” ovvero l’uso di pennelli di vari tipi e misure. La relativa radiopacità è un’ulteriore caratteristica di el Greco, al di sopra degli inimitabili e insistenti segni dei pennelli nel tratteggiare gli incarnati.
Per riconoscere la paternità di un dipinto è molto importante identificare delle forti somiglianze con altre sue opere, specialmente negli strati più interni non visibili a occhio nudo. Certamente i discepoli, ma anche i copisti e i falsari, che sono apparsi soprattutto nel diciannovesimo secolo, dopo la riscoperta di El Greco, in genere riproducono con grande fedeltà l’aspetto esteriore, ma la struttura interna, essendo nascosta e legata al modo di procedere dell’artista, è difficilmente riproducibile.
Nel caso di El Greco non solo gli strati interni, ma anche la superficie ha un carattere molto specifico, un complesso lavoro di stesure straordinariamente realizzate, ricche, sofisticate, costruite con abilità e colori preziosi: lapislazzuli, lacche lavorate con tecniche particolari che permettono di realizzare toni intensi, freddi, visibili in macro immagini così come con l’indagine ED-XRF.
Queste caratteristiche uniche hanno fatto sì che sia sempre stato difficile per discepoli e falsari imitare il maestro. Ma rende a noi più facile affermare con certezza, alla luce dei risultati dei test, che questa magnifica opera, che si trova ora nella stanza degli Uffizi dedicata ai pittori stranieri dei secoli XVI e XVII, è frutto della mano di El Greco stesso.
I risultati delle indagini sono state pubblicate dalla rivista “Art e Dossier” nel Febbraio 2012.