Esplorando il corpo umano, tra antichi dissezionatori di cadaveri, disegnatori, modellatori, intagliatori e … moderni restauratori

Apr 23, 2024 | Patrimonio Culturale, Restauro, Studi e Progetti

A Firenze la riscoperta del Museo di Scienza voluto dal Granduca Leopoldo perché il suo popolo potesse diventare più colto

Il 21 febbraio scorso il Museo della Specola ha finalmente riaperto il suo grande portone dopo quasi 5 anni di restauri. Proprio all’inizio del suo glorioso 250° anniversario, fu infatti inaugurato il 21 febbraio 1775, per volere del Granduca Pietro Leopoldo di Lorena con il nome di “Imperiale e Reale Museo di fisica e storia naturale”.

Il Granduca lo volle aperto a “tutti purché pulitamente vestiti”, con l’intento di rendere più colto il suo popolo.

Tredici nuove sale arricchiscono la già splendida esposizione fra le cere anatomiche e la collezione di animali, ma anche quella di cere botaniche, la quadreria con i dipinti di Bartolomeo Bimbi che illustrano gli ortaggi, i frutti e altre meraviglie naturali a cui si aggiunge la nuova presentazione della raccolta mineralogica. Oltre all’esposizione di modelli scientifici realizzati in altri materiali quali vetro, cartapesta, gesso e legno.

In particolare le anatomie in legno smontabili hanno ottenuto di essere esposte nelle nuove sale, salendo, dopo 250 anni, dal primo al secondo piano.

E su due di queste queste ho avuto l’onore di lavorare, insieme al collega Alberto Dimuccio per la parte lignea, quando erano ancora conservate all’interno della Tribuna di Galileo.

Particolare della faccia del mezzo busto, con arcata orbitale

Una delle due opere è “La metà di una Testa e Busto con otto Coste della proporzione di un uomo alto otto braccia ad oggetto naturalmente di far vedere le seguenti parti due volte circa più grandi del vero cioè il Core Polmoni Trachea Esofago con nervi e vasi tutto da scomporsi e legamenti”.

L’intento dell’allora direttore Felice Fontana era quello di offrire la scomposizione del corpo umano: tutti gli organi dovevano essere smontabili in modo da mostrare in unico modello la posizione di ogni singolo elemento.

Il lavoro durò molti anni, una collaborazione tra le varie professionalità presenti nel Reale Museo, dal dissezionatore di cadaveri, al disegnatore, al modellatore che realizzava modello tridimensionale in ceraccia da cui poi Luigi Gelati intagliava nel legno.

I vasi sanguini erano realizzati con ausilio di spaghi di vario diametro, incollati, ingessati e dipinti dai pittori, che creavano con pigmenti legati in olio le varie tinte necessarie all’illustrazione di vene, arterie e muscoli.

Con Art-Test Firenze abbiamo voluto capire nel dettaglio i pigmenti utilizzati eseguendo diverse indagini scientifiche: una analisi stratigrafica su alcuni frammenti con osservazione in luce riflessa e luce ultravioletta allo stereomicroscopio e analisi col microscopio a scansione elettronica, nonché impiegando  fluorescenza a raggi X (XRF) e la FORS (Fiber Optics Reflectance Spectroscopy). I colori che abbiamo riscontrato vanno dal Minio, spesso usato a contatto con il legno, al cinabro con particelle di lacca rossa, al bianco di piombo e come colorazione delle arterie il blu di Prussia.

L’altra opera su cui ho avuto l’onore e il piacere di lavorare è, secondo l’antica descrizione, una “Statua miologica con scheletro di osso vero sul quale sono montati tutti i muscoli tinti e verniciati all’eccezione del diaframma e del cefalofaringeo. La statua non ha né visceri né vasi ed è sostenuta da un treppiede tinto di celeste a olio”. Su questa scultura è stato svolto un intervento prettamente di manutenzione con anche l’esecuzione di una ripresa in radiografia per verificare lo stato dello scheletro. Notevole come ogni muscolo realizzato abbia al suo interno la scritta con il nome scientifico.

Particolare della faccia dello scheletro miologico
Particolare dei singoli fasci muscolari, ognuno con il proprio nome

Purtroppo la delicatezza dei vari intagli, talvolta in lamine molto sottili, insieme al sistema di fissaggio di un pezzo sull’altro costituito da cavicchi di legno, ha creato quasi da subito la rottura di alcune parti con la necessità di riparazioni immediate e rifacimenti nel tempo. Dopo alcuni decenni di entusiasmo per tali opere, la produzione fu abbandonata, rendendo queste opere della collezione della Specola dei veri pezzi unici.

Il Sistema Museale di Ateneo ha organizzato una serie di cinque conferenze allo scopo di illustrare sia dal punto di vista storico che tecnico alcuni dei restauri svolti nel periodo di chiusura. Dal 10 maggio 2024 ogni venerdì dalle 17 e con prenotazione sarà possibile assistere a questi approfondimenti che saranno realizzati all’interno del Salone degli Scheletri. Qui il link con il programma https://www.sma.unifi.it/art-576-opere-e-restauri-a-la-specola-conferenze-e-visite-guidate.html

Daniela Lippi
Daniela Lippi