Un restauro “scandaloso” agita il mondo dell’arte

Apr 23, 2024 | Art Word, Art-Test notizie, Autenticazioni ed attribuzioni, In rilievo, Mostre, Restauro, Scoperte

Uno dei più rinomati capolavori fiamminghi sta subendo danni importanti a causa un intervento conservativo sbagliato, secondo quanto affermano stimati studiosi.

A supporto di queste tesi presentano prove scientifiche, e utilizzano immagini del prima e dopo i trattamenti, che sono disponibili per tutti sul sito web: “closertovaneyck.kikirpa.be”.

Il polittico di Gand, di cui fa parte l’Adorazione dell’Agnello Mistico è stato dipinto dai fratelli Van Eyck nel XV secolo.

Poco si sa delle vite di Hubert e Jan van Eyck. Non sappiamo quando e dove siano nati, dove si siano formati o quando si siano stabiliti a Gand. Avevano fratelli e sorelle, tra cui, Margaretha, e Lambrecth, anch’essi pittori. Ma le loro storie rimangono in gran parte avvolte nel mistero.

Ad oggi non è possibile attribuire con certezza nessuna opera a Hubert, nonostante numerosi tentativi di associare il suo nome a opere non identificate del suo tempo. Nei pochi documenti d’archivio che sono giunti fino a noi, il suo nome, evidentemente insolito a Gand all’epoca, viene scritto sempre in modi diversi. Tuttavia, si sa che era stato molto apprezzato anche in vita.

Ancor di più Jan, suo fratello, che era un pittore e apparentemente anche un diplomatico.

Nel 1426 Hubert morì, (e fu sepolto di fronte al polittico, nella Cattedrale di San Bavone a Gand), lasciando diverse opere incompiute. Non ci sono dati certi su quando Jan abbia iniziato a lavorare al polittico e neanche a quale parte abbia contribuito.

Solo un’iscrizione, in rima, sull’opera attribuisce a Hubert l’inizio dell’opera e a Jan il suo completamento. Quello che è certo è che da Maestro Hubert a Maestro Jan, ci sono voluti molti anni perchè l’opera venisse completata.

L’iscrizione è in latino, e la sua traduzione recita:

Il pittore Hubert, un uomo più grande di chiunque altro, iniziò quest’opera. Jan, suo fratello, il secondo più grande artista, completò questo gravoso compito su richiesta di Joos Vijd, che vi invita con questi versi, il sei di maggio, a venire a vedere ciò che è stato fatto“.

Un cronogramma nascosto nell’iscrizione, poi, data il compimento del lavoro al 1432.

Il polittico di Gand è composto da diciotto pannelli ed è ampiamente riconosciuto come uno dei dipinti più influenti al mondo. Al centro si trova il pannello forse più iconico, ‘L’Adorazione dell’Agnello Mistico’, che raffigura un agnello in un paesaggio ricco di simbolismo religioso.

Dettaglio del pannello centrale, prima e dopo il trattamento conservativo della seconda fase

Attraverso i secoli, il polittico ha subito diversi trattamenti di restauro. Già nel XVI secolo lo storico Marcus van Vaernewyck si lamentava che la predella fossestata danneggiata durante una pulizia mal eseguita. Intorno al 1550, furono i due pittori Lanceloot Blondeel e Jan van Scorel a restaurarlo. Da allora, circa ogni generazione è intervenuta sull’altare, dando origine ad una complessa stratificazione di vernici e ridipinture.

In realtà, ogni pannello ha una storia conservativa diversa. Alcuni dei pannelli furono rubati ripetutamente nel corso del tempo, anche dai nazisti, che trasportarono l’intero lavoro in una miniera di sale durante la seconda guerra mondiale. Del pannello, “I Giudici Giusti”, che era situato nell’angolo esterno sinistro all’interno, non si hanno tracce dal 1934.

Nel 2010 la Getty Foundation di Los Angeles ha stanziato dei notevoli fondi per una campagna di ricerca sul polittico, mettendo in luce come fosse necessario intervenire con un esteso trattamento conservativo .

Nel 2012 fu finanziata dal governo fiammingo una enorme campagna di restauro, prevista in tre fasi distinte, con un budget iniziale di 1,26 milioni di euro.

Durante la prima fase, sono stati rimossi principalmente gli strati di vernice ossidata ed alcune ridipinture.

La seconda fase del restauro, che ha interessato il pannello centrale, è stata completata alla fine di dicembre 2023 e “è stata una catastrofe“, secondo alcuni studiosi.

Nonostante si fosse affermato che tutti gli interventi effettuati fossero giustificati dai risultati delle indagini diagnostiche, alcuni studiosi giudicano che siano stati rimossi anche strati originali, sollevando dubbi sull’accuratezza della datazione indicata per le “ridipinture“.

Dirk Huyghe, ex redattore artistico della rivista De Standaard, aveva avvertito alcune persone nel 2021 della scomparsa dal polittico di un castello, il cosiddetto castello di ‘Cortewalle’ a Beveren (Land Van Waas). Il castello era considerato da alcuni la proprietà di Joos Vijd e Isabelle Borluut, ovvero coloro che avevano commissionato l’opera a Hubert Van Eyck. @(closertohubertvaneyck.be)

Si veda ad esempio quanto menzionato da Helene Verougstraete, Prof.ssa Emerita, Facoltà di Lettere e Filosofia, UCLouvain & KULeuven sul sito closertohubertvaneyck.be. Il sito ha un titolo molto chiaro: Il polittico di Gand: Il restauro catastrofico della fase 2, Si richiede di passare dal ‘Restauro Invasivo con Bisturi’ alla ‘Conservazione Rispettosa’.

Nel sito si argomenta che i restauratori hanno erroneamente creduto che lo strato superiore del dipinto fosse un’aggiunta del XVI secolo, mentre potrebbe benissimo essere che questo strato sia stato creato da Jan van Eyck e che quindi la pittura originale siata stata danneggiata in modo irreversibile.

Questo è chiaro, (…), in diverse aree del dipinto, come per esempo lnella parte delle sante donne che agitano rami di palma – circa 20 di questi sono stati rimossi durante il restauro. Alcuni edifici sullo sfondo sono stati raschiati fino alla versione incompiuta di Hubert, con la conseguente perdita dei trafori sulle finestre della chiesa.”, come riportato in “Esperti chiedono l’immediato arresto del restauro “disastroso” dell’Altare di Gand(brusselstimes.com)

(si veda la copertina per il dettaglio dei trafori sulle finestre della chiesa)

L’alterazione della rappresentazione dell’Agnello è stata effettivamente scioccante, e Art-Test ne ha parlato in un paio di post sul blog. Anche senza arrivare a suggerire che il volto dell’agnello presente prima dell’ultimo restauro fosse dipinto da Jan van Eyck, abbiamo trovato inaccettabile che una versione storicamente significativa potesse essere raschiata via, specialmente considerando che ciò che si trovava sotto potrebbe essere reso visibile utilizzando tecniche di imaging moderne.

Il dettaglio dell’agnello, prima e dopo il trattamento conservativo

Sembra invece che proprio queste analisi abbiano persuaso i restauratori del KIK-IRPA a rimuovere lo strato esterno.

I restauratori, (…), inizialmente non avevano il permesso di rimuovere tutte le vernici e le ridipinture che erano presenti sull’opera, di dimensioni considerevoli” leggiamo in “Un capolavoro, l’Altare di Gand, si risveglia pennellata dopo pennellata” – The New York Times (nytimes.com)

Hanno ricevuto il via libera per portare a termine questo compito pericoloso dopo che una nuova tecnologia di scansione ha confermato la loro intuizione che ciò che si trovava sotto era molto più sorprendente ed era stato ‘con più certezza che mai’ dipinto dai Van Eyck e completato nel 1432”.

Quello che qui è stato più rivoluzionario, è che le scansioni da noi effettuate hanno influenzato i lavori di restauro ed hanno convinto i restauratori a rimuovere la vernice da uno dei dipinti più preziosi del mondo,” ha detto Geert Van der Snickt, scienziato del patrimonio culturale presso l’Università di Anversa che ha contribuito allo sviluppo della tecnica.

Hélène Dubois, la responsabile del progetto, ha detto che le scansioni hanno aiutato a guidare i restauratori dalla loro missione iniziale di semplice restauro della ridipintura fino ad arrivare all’opera originale”.

Tuttavia, altri studiosi si interrogano se sia possibile distinguere i diversi stili dei due fratelli nel dipinto e se sia fattibile identificare accuratamente un’aggiunta che sarebbe di pochi decenni successiva.

nessun metodo scientifico ci consente di datare uno strato di pittura in modo così stretto come è stato fatto qui. Nei secoli XV e XVI, i pittori usavano le stesse tavolozze, limitate a più o meno venti pigmenti. Gli elementi in uno strato di pittura dell’epoca possono essere identificati, ma non datati. Pertanto, la cosiddetta ‘ridipintura del XVI secolo’, potrebbe benissimo essere stata uno strato del XV secolo. Non possiamo escludere che fosse il lavoro di Jan, che ridipingeva il progetto incompiuto del fratello.” afferma la prof.ssa Verougstraete

L’obiettivo attuale è di completare il restauro entro aprile 2026, i restauratori attuali sono stati confermati per la fase 3, ma molti si chiedono se non sia necessaria un’inversione di rotta o se, almeno, non debba essere condotta un’indagine approfondita, da affidare ad esperti che non siano stati coinvolti nei comitati decisionali attuali.

Anna Pelagotti
Anna Pelagotti