Etrusca?
Un lungo dibattito ha seguito il ritrovamento della Fibula detta prenestina, perchè trovata a Palestrina, l’antica Praeneste, fin dalla sua presentazione ufficiale nel 1887 da parte dell’archeologo tedesco Wolfgang Helbig.
Il gioiello d’oro, lungo 10.7 cm, reca incisa sulla parte esterna della staffa l’iscrizione latina “Manios med fhefhaked Numasioi”, in latino classico ‘Manius me fecit Numerio’ ovvero ‘Manio mi fece per Numerio’.
Nel 1979 fu dichiarata un falso dalla celebre studiosa Margherita Guarducci che in un convegno tenutosi all’Accademia del Lincei a Roma criticò fortemente l’archeologo e attribuì l’iscrizione allo stesso Helbig.
Le prime analisi chimiche sul reperto furono condotte dal restauratori Pico Cellini e dal chimico Giulio Devoto. Si trattava di analisi a microscopia e a fluorescenza x che i due portarono alla conferma della falsità. Cellini sisse di aver trovato tracce di acqua ragia usata per invecchiare il metallo, nonché vide alcune alterazioni nella doratura a mercurio. Inoltre, l’oro a suo dire era duttile e “fresco”, non scagliato e fragile come quello di altri reperti che si trovano normalmente nelle tombe.
L’etruscologo Giovanni Colonna invece difese la veridicità del pezzo. La sua tesi si fondò sul fatto che:
“(…) la falsificazione di un’iscrizione del VII secolo a.C. fosse impensabile prima della scoperta della stele del Foro effettuata solamente nel 1899, e quindi un abile falsario non avrebbe mai realizzato un’iscrizione così imprecisa ed incerta”.
I glottologi Massimo Poetto e Giulio Facchetti nel 2009, con una nuova indagine filologica, constatarono che il testo del reperto era autentico perché molto simile ad un’iscrizione su di un vaso corinzio che riportava il nome Numasiana richiamando il Numaisoi della fibula.
La parola finale sembra averla il CNR che ha condotto analisi approfondite nel 2011.
Le apparecchiature scientifiche utilizzate hanno reso possibile accertare metodologie e composizione chimica compatibili con la datazione attribuita alla spilla al VII secolo a.C., nonostante gli interventi di pulitura e lucidatura eseguiti nell’800. Anche l’iscrizione è risultata antica sulla base delle indagini microstrutturali delle aree interessate ai solchi, confermandola come la più antica testimonianza in lingua latina.
“La spilla è un manufatto di alta oreficeria, realizzato utilizzando leghe d’oro di diversa composizione secondo la funzione d’uso delle varie componenti”, sostiene il CNR. “E’ stata anche individuata una riparazione originale che conferma l’uso prolungato dell’oggetto in età antica. È improbabile che un falsario ricostruisse tali dettagli senza una conoscenza delle procedure dell’oreficeria antica che, tra l’altro, non avrebbero potuto essere rilevate se non con sofisticate strumentazioni tecnologiche disponibili solo ai nostri giorni”.
Dunque, la Fibula prenestina risulta originale e in quanto datata attorno alla metà del VII secolo a. C., porta la più antica iscrizione latina pervenutaci.