La Lunga Storia dei Falsi Vasi Greci Attraverso i Secoli

Dic 12, 2023 | Autenticazioni ed attribuzioni, Falsi, Patrimonio Culturale, Strumenti

Quando si iniziarono a fabbricare falsi vasi greci? Ce ne sono di tutte le epoche.

La produzione di falsi vasi greci ha una lunga storia che risale a molti secoli fa. Si può dire già epoca romana, quando la Grecia era il riferimento culturale del mediterraneo, e poi durante il Rinascimento, quando la riscoperta del mondo classico porta a diffondere all’interno di un’elite molto ristretta il piacere di circondarsi di cose belle e in particolare da oggetti di scavo.

Tuttavia, uno dei periodi più significativi per la produzione di falsi vasi greci fu durante il periodo neoclassico, che ebbe il suo apice tra il XVIII e il XIX secolo. Durante questa epoca, c’era un rinnovato interesse per l’antichità classica, e molti collezionisti e appassionati di arte cercavano di possedere reperti che evocassero lo stile e l’estetica dell’antica Grecia o dell’Egitto.
Negli albori del XX secolo, il collezionismo di oggetti storici e archeologici subì una riduzione significativa, causata principalmente dalle restrizioni legislative introdotte nei primi decenni del secolo da paesi come Italia, Grecia ed Egitto, precedentemente colpiti da saccheggi. La compravendita di oggetti di valore storico fu limitata alle acquisizioni e allo scambio tra privati, con molti falsi, precedentemente inseriti nelle raccolte del XVIII e XIX secolo, che venivano reintrodotti sul mercato con con tutti i crismi dell’autenticità grazie alla certificata provenienza da raccolte appartenute a rinomate famiglie, collezionisti ed esperti d’arte. Nel XX secolo, nonostante una riduzione della domanda dovuta a eventi come le due guerre mondiali, la produzione di opere d’arte contraffatte non cessò. Gli Stati Uniti, con il loro interesse per l’arte classica europea e risorse finanziarie considerevoli, divennero una destinazione privilegiata per i falsari, specialmente dopo il periodo bellico.

Negli anni ’50, con ritorno di un relativo benessere in Europa, si rivitalizzò anche il piacere di possedere oggetti d’arte, e quindi si assistette ad un ritorno di interesse per il collezionismo di oggetti archeologici

L’espansione edilizia disordinata degli anni ’60 in Italia, con la mancanza di piani regolatori, portò a una serie di scavi causati dalla costruzione di migliaia di cantieri edili e stradali, riportando alla luce numerosi reperti di scavo. Ciò riaccese l’interesse nel collezionismo di reperti antichi, ma anche l’intensificarsi della produzione di falsi, specialmente di piccoli reperti, dal momento che i clienti non erano più i grandi musei, ma i piccoli collezionisti.

Con l’apertura delle frontiere verso est, giunsero non solo reperti autentici dalla Pannonia, Illiria e Moesia ma anche falsi, come ad esempio numerose contraffazioni di monete dalla Bulgaria.

Una statuina fittile falsa, ora al Museo di Arte e Storia di Bruxelles

Una curiosità: tra i falsi che riscuotevano più successo e che raccoglievano le aggiudicazioni più alte, alla fine dell’800 ed all’inizio secolo, erano finte statuine in pose erotiche. Oggi non ingannano più nessuno, ma evidentemente aggiungevano allora il piacere del peccaminoso a quello intellettuale dell’oggetto antico.

Per smascherarli, o per studiarli, le tecniche più utilizzate sono la termoluminescenza, e l’analisi delle varie componenti dell’oggetto, dall’analisi pigmenti, a quella della forma, e della presenza di elementi estranei con la radiografia e la tomografia a raggi X.