Ci sono attribuzioni che non durano da Natale a Santo Stefano, i più fortunati arrivano a Capodanno, pochi continuano il proprio percorso tra gli “autografi”. Si tratta di attribuzioni spesso certificate da scoop giornalistici ma smentite da una larga parte del mondo accademico. Certo tutti possono sbagliare, e a volte non si tratta di dolo ma di errori comprensibili, soprattutto in mancanza di analisi scientifiche adeguate.
Ad esempio nel percorrere le stanze della casa di El Greco a Toledo, ci si imbatte nel Ritratto di giovane generale, acquistato dal marchese de la Vega Inclan come autentico El Greco del periodo italiano. Inizialmente il soggetto fu creduto Don Giovanni d’Austria, figlio naturale d Carlo V. Adesso il Museo lo assegna a Bartolomeo Passarotti.
El Greco soggiornò in Italia, prima a Venezia e poi a Roma dal 1567 al 1577. Bartolomeo Passarotti, pittore bolognese, fu suo contemporaneo, ma a Roma arrivò nel 1560 e ci stette per poco tempo. Come questo ultimo possa aver dipinto con uno stile che ha molte similitudini con quello dell’El Greco italiano, tanto da essere confuso con lui, non è ancora chiaro. Forse il ritrattato aveva solo un viso un po’ lungo.
Ma con El Greco siamo abituati a valutazioni e rivalutazioni delle sue opere, altalenando soprattutto l’autografia tra lui ed il suo atelier. È stato questo il caso del San Giovanni Evangelista e San Francesco d’Assisi degli Uffizi, oggi in prestito per la mostra “El Greco. Un pittore nel labirinto” ospitata al Palazzo Reale di Milano dove si mette costantemente in relazione il rapporto dell’artista con i luoghi in cui ha vissuto. Il titolo della mostra fa riferimento al labirinto per sottolineare come la vita di El Greco sia stata una sorta di immenso romanzo di formazione svoltosi tra le capitali culturali del Mediterraneo.
Per l’esposizione grandi musei hanno concesso in prestito autentici capolavori, tra i quali i celebri San Martino e il mendicante e il Laocoonte della National Gallery di Washington, il Ritratto di Jeronimo De Cevallos del Museo del Prado, le due Annunciazioni del Museo Thyssen-Bornemisza, il San Giovanni e San Francesco delle Gallerie degli Uffizi.
Per questo nella scheda di catalogo, a firma della dott.ssa Anna Bisceglia leggiamo:
“Se Wethey considerò completamente autografo l’esemplare degli Uffizi, rivelandone l’alta qualità e sottolineandone alcuni tratti esecutivi comuni alla tecnica di Tiziano, più di recente gli studiosi, tra cui Letizia Ruiz Gomez sono propensi a intravedervi l’intervento del suo atelier. Il tema rientra più generalmente nella complessa questione organizzativa della bottega di El Greco e sui modi di riproduzione dei modelli: nel caso del dipinto degli Uffizi, il restauro eseguito nel 2010 e le indagini diagnostiche che l’hanno corredato (riflettografia Ir, radiografia, riflettografia multispettrale e Multilayer©) hanno permesso di osservare specificatamente la tecnica esecutiva e i caratteri strutturali della pittura, tali da poter tornare a sostenere la piena autografia dell’opera”. Le indagini furono eseguite da Art-Test“
Queste sono le attribuzioni che resistono nel tempo.