Come distinguere una copia dall’originale, un autore dall’altro?
Sicuramente ci vuole più di un occhio da intenditore, almeno considerando quanti dipinti ancora oggi cambiano facilmente attribuzione.
Tra pochi giorni andrà in asta da Sotheby’s un quadro non proprio piccolo, presumibilmente di Rubens, che dopo essere affiorato in Missouri nel 1963 fu attribuito al pittore francese Laurance de la Hyre (qui sotto un suo dipinto) e venduto nel 2008 per $ 40.000.
Da Sotheby’s sarà offerto con una stima compresa tra £ 4 milioni e £ 6 milioni.
Ma non solo. Il dipinto ha lo stesso soggetto di quello esposto come Rubens nella collezione della Galleria Corsini di Roma (vedi immagine in copertina). Un dipinto assegnato senza dubbi al pittore fiammingo e dal pedigree impeccabile, che comincia con il cardinale Neri Corsini (1685-1770), anche se in uno stato di conservazione non ottimale.
I due quadri sono stati esposti fianco a fianco a Stoccarda nel 2021, in occasione di “Becoming Famous” (ne abbiamo parlato qui).
Apparentemente una volta visti uno accanto all’altro il confronto non lasciava dubbi, ma a fare la differenza sono state l’analisi ai raggi X e gli altri test scientifici eseguiti su entrambi i dipinti.
Nel dipinto che andrà in asta, le immagini diagnostiche mostrano come l’artista abbia apportato cambiamenti radicali prima di arrivare alla composizione che vediamo ora. Ad esempio San Sebastiano fu dipinto una prima volta rivolto nella direzione opposta e con il braccio destro alzato sopra la testa. In origine c’era una freccia che gli trafiggeva la coscia destra, e l’armatura é un’aggiunta successiva, dipinta sopra qualcos’altro che Rubens raschiò via, e quindi non sapremo mai cosa fosse. Qui sotto la radiografia.
Invece l’imaging scientifico sul dipinto Corsini non ha evidenziato alcun processo creativo, nessuna modifica significativa, suggerendo che sia stato eseguito successivamente a quello in asta, limitandosi a ripeterne la composizione.
Questo significa che la Galleria Corsini cambierà ora l’attribuzione dell’opera? Verrà retrocessa a “copia di” o “scuola di” o “Rubens e atelier“?
O diventerà una “versione”, nonostante le evidenti differenze stilistiche, e la “maggiore qualità dell’opera in mani private”, come ha scritto Anna Orlando nelle note d’asta?
La mostra di Stoccarda, per quanto piccola e locale (il catalogo era solo in tedesco), ha fornito l’occasione per una serie di approfondimenti sulla produzione di Rubens e anche per un confronto diretto che ha risolto una disputa accademica (e cambiato di molto il valore dei due dipinti).
Poiché ci sono molti altri esempi di versioni della stessa composizione che non convincono tutta la critica, speriamo che ci saranno più mostre così, più confronti. E test scientifici comparabili eseguiti su entrambi i dipinti, ovviamente.
In caso contrario sarà difficile arrivare a conclusioni oggettive e indiscusse. Perché è questo quello che si vuole, vero?