Ci sono nomi oggi noti a tutti e considerati immortali, come Caravaggio o … Vermeer.
Ci sono pittori che durante la loro vita non erano considerati affatto dei geni, come Vermeer (!) e pittori che oggi non conosce quasi nessuno, anche se al tempo erano celebrità, considerati bravissimi e assai richiesti e copiati. Il gusto del tempo, la moda, la capacità di marketing hanno un’influenza strabiliante su cosa consideriamo di valore.
Sapevate ad esempio che uno dei dipinti della “fenomenale” mostra appena conclusasi ad Amsterdam sul pittore olandese è una copia da Felice Ficherelli? Un pittore toscano di cui pochi oggi saprebbero menzionare un’opera, probabilmente.
La “Santa Prassede”, esposta con grande enfasi, come tutte le poche opere rimaste (o prodotte?) del pittore olandese, è una copia fedele della “Santa Prassede” del Ficherelli, detto Il Riposo, un dipinto di cui si conoscono almeno due versioni, ora in collezione privata.
Vermeer si è limitato ad aggiungere alla spugna intrisa di sangue un crocifisso. Tra l’altro diminuendo il pathos della composizione.
Ma pensate come è curioso: la versione originale è passata in asta nel 2017 realizzando il prezzo record per Ficherelli di circa 350 mila euro, naturalmente dopo essere stata riconosciuta come la matrice del dipinto dell’olandese. Le altre opere del Ficherelli sono scambiate per cifre assai inferiori.
La copia fedele realizzata da Vermeer è passata in asta nel 2014 con un’aggiudicazione per 7,9 milioni di euro, una cifra considerata molto contenuta, proprio perché il dipinto non era ancora di certissima attribuzione.
La copia che, anche se firmata “Meer 1655”, era stata infatti rifiutata da molti conoscitori anche se poi è stata riconosciuta di mano di Vermeer dopo una lunga e approfondita campagna di indagini diagnostiche condotte dal Rijksmuseum, dove hanno analizzato in particolare anche il pigmento bianco, che si è rivelato essere esattamente lo stesso utilizzato su un altro dipinto di Vermeer “Diana e i suoi compagni”.
Se voleste vedere le “Santa Prassede”, ormai è tardi, – i biglietti per la mostra di Amsterdam si sono esauriti in un baleno – , ed il dipinto di Vermeer è in collezione privata, così come le “Santa Prassede” del Ficherelli, del resto.
Se voleste vedere qualche opera del Ficherelli invece non è difficile, anche se la maggior parte sono in mani private, infatti ce ne sono diverse nelle chiese fiorentine e in qualche museo in Italia e all’estero.
Se vi trovate a passare nel Nord Europa, attualmente diversi suoi dipinti sono a Bruxelles, al Bozar, all’interno della mostra “Le Baroque à Florence. The Haukhol Family Collection” in corso fino al 21 luglio. Si tratta di una esposizione che aveva già avuto luogo nel 2019 al Musée National d’Histoire et d’Art di Lussemburgo, e che era prevista in Belgio due anni fa ma fu rinviata causa Covid.
Nella mostra, per la quale è stata inaugurata una nuova sezione della sede espositiva (un po’ angusta, a dir la verità), sono rappresentati anche altri esponenti del seicento fiorentino. È un periodo spesso ingiustamente trascurato e ancora poco conosciuto, anche in patria, ma con opere squisite, elegantissime e lussuriose. E pittori straordinari, a partire dalla famiglia Dandini, la cui riscoperta in Italia si deve, tra gli altri, a Mina Gregori con la mostra dell’1986 a Palazzo Strozzi: Il Seicento Fiorentino. Arte a Firenze da Ferdinando I a Cosimo III.
Una riscoperta che non ha tuttavia condotto ad una grande popolarità, ancora si attende pazientemente che arrivi il loro (secondo) momento di gloria. Che sia il momento giusto per investire?
A proposito, sapete perché Ficherelli era detto “il Riposo”? Un soprannome molto toscano. Pare infatti che se la prendesse comoda, e non si affaticasse troppo, né per le faccende personali, né per produrre i dipinti. E allora i fiorentini iniziarono ad apostrofarlo con la loro tipica pungente ma benevola ironia: “Felice Riposo”!