Le analisi scientifiche saranno ancora una volta determinanti per stabilire l’autenticità di un dipinto
Un piccolo paese della Baviera, insieme al suo monastero e ad un dipinto che lì veniva conservato, sono i protagonisti di questa scoperta.
Sappiamo che Bettbrun, nonostante contasse poche anime, già dal 1125 fu meta di pellegrinaggi. Questi si intensificarono dopo un incendio nel 1329 che distrusse una cappella, ma non l’immagine lignea del Cristo, che vi si conservava. Questa piccola statua, che già era molto venerata, dopo questo episodio divenne una vera attrazione, e addirittura le venne costruito un convento intorno.
Nel 1650 qui si insediarono gli Eremitani Agostiniani con il compito di prendersi cura dei pellegrini, che continuavano evidentemente ad arrivare numerosi. Probabilmente ancora prima dell’arrivo dei frati, un pellegrino donò un dipinto con soggetto “Salvator Mundi” al convento. Su questo, dopo quasi quattro secoli, nei primi anni 2000, lo storico dell’arte F. Fuchs notò l’iscrizione “LC 1570”.
Che fosse un dipinto prezioso era noto, infatti la sua esistenza era stata gelosamente custodita dai cittadini e dal parroco della Chiesa. Il dipinto veniva fatto vedere solo su richiesta. Ma il nome dell’artista si era perso.
Passarono gli anni e l’impulso a nuove ricerche sul dipinto arrivò con l’avvento del nuovo cappellano che decise di rendere più accessibile il dipinto e, per essere rassicurato sull’adeguatezza dell’ambiente in cui sarebbe stato collocato, coinvolse il Dipartimento bavarese dei monumenti e dei siti, che iniziò ad interessarsi all’opera e decise di indagarla scientificamente. Lo stile, le cifre e la data potevano infatti portarne l’attribuzione a Lucas Cranach il giovane.
Così come si conviene in questi casi, vennero condotte indagini come la Riflettografia Infrarossa e Fluorescenza UV, Radiografia, Indagini sulla tavolozza pittorica con XRF e analisi sul legno.
Un protocollo adeguato sia ai fini conservativi che per uno studio storico-artistico, reso ancora più efficace dalla possibilità di confrontare la campagna diagnostica effettuata con il database pubblico dedicato ai Cranach e alla loro bottega.
Se l’ipotesi venisse confermata, il piccolo paese bavarese si ritroverebbe con una fortuna, ben più preziosa del Cristo ligneo che è stata l’attrazione per secoli: un dipinto autentico di uno dei più celebri e ricercati pittori tedeschi rinascimentali, erede di una dinastia di pittori, iniziata con il nonno e culminata con il padre, Lucas Cranach il vecchio, amico di Martin Lutero e pittore di corte per gli elettori di Sassonia.
La produzione della dinastia, del loro studio e degli emuli è stata studiata, caso più unico che raro, grazie ad al progetto, il Cranach Digital Archive che ha permesso di eseguire su dipinti di proprietà pubblica e privata indagini scientifiche approfondite che poi sono state rese accessibili a tutti grazie alla pubblicazione di tutto online.
Si tratta di uno strumento utilissimo che potrebbe essere replicato con profitto per moltissimi altri autori (Art-Test ha fatto qualcosa di simile per la pittura senese), e che è in continua evoluzione. Nel 2023, ad esempio, vi sono stati aggiunti altri 110 dipinti.
La porzione di riflettografia pubblicata del dipinto analizzato ci mostra un underdrawing con un carattere piuttosto rigido, verosimilmente un riporto eseguito con materiale carbonioso. E l’immagine in fluorescenza UV ci mostra come il dipinto sia stato oggetto di attenzioni conservative nel passato. Infatti sono presenti ritocchi sia superficiali ovvero al di sopra della vernice finale che al di sotto. I restauratori auspicano di ritrovare anche la “firma” della famiglia Cranach ovvero il “serpente alato”, lo stemma concesso a Cranach il Vecchio nel 1508 e la cui presenza serviva come certificato di autenticità.
Grazie al confronto con il database contenente tutte le indagini eseguite su altri dipinti di Cranach e del suo workshop si potranno comprendere le similitudini o meno della tecnica tra il dipinto recentemente scoperto e quelli di certa autografia.
Purtroppo, nel database non sono presenti altri “Salvator Mundi”, né firmati né di bottega.
Consente però fare raffronti con altri dipinti prodotti attorno a quella date. Per esempio queste due mani, dettagli di dipinti considerati sicuramente autografi e realizzati attorno al 1570.
oppure
Che ve ne pare?
Il database è stato utilizzato anche da Art-Test per lo studio di un altro possibile Cranach. Così come per il dipinto bavarese e per i dipinti che hanno fatto parte del progetto Cranach abbiamo eseguito indagini Riflettografiche, Radiografiche, Fluorescenza UV e ndagini sui pigmenti con prelievo.
Lo studio continua proprio grazie al confronto con le immagini contenute nel database, studieremo tutte le possibili varianti di underdrawings così come l’analisi del supporto e della tavolozza pittorica. Il primo step è dato risultati incoraggianti per cui ora sarà la volta dell’indagine comparativa con la bibliografia.
Un passo per volta, questa la nostra filosofia. Campagne diagnostiche sostenibili economicamente e soprattutto efficaci!