Parigi, un artista, due mostre
Da Aprile 2023 e fino al 28 di Agosto, la Fondazione Louis Vuitton presenta “Basquiat x Warhol, a quattro mani” una mostra sulla collaborazione di Basquiat con il re della Pop Art, e suo mentore Andy Warhol, più anziano di oltre trent’anni.
Tra il 1984 e il 1985 Basquiat e Warhol infatti hanno prodotto circa 160 tele di grande formato, la maggior parte delle quali sono ora esposte alla fondazione Vuitton.
Warhol trova la sua vitalità creativa nel contatto con il fratello minore; Jean-Michel Basquiat, invece, guadagna in spontaneità, e non esita a riferirsi a molti soggetti della cultura popolare.
La scintilla tra i due artisti si accende durante l’incontro ideato dal gallerista svizzero Bruno Bischoberger che lancia l’idea di una collaborazione tra tre artisti della sua galleria: Andy Warhol, allora 55enne, e già al suo apice, Francesco Clemente (31 anni) e Jean-Michel Basquiat (23 anni).
Saranno prodotte una quindicina di tele di ottima fattura. Allo stesso tempo, Warhol e Basquiat iniziano ad incontrarsi quotidianamente per lavorare insieme, questa volta davvero a quattro mani. Fu l’inizio di un’osmosi che si sviluppò nell’arco di due anni.
Se ognuno conserva il suo stile e il suo vocabolario, Warhol riprende i pennelli e Basquiat a volte usa la serigrafia. Tuttavia, il flop della mostra del loro lavoro comune alla galleria Tony Shafrazi nell’autunno del 1985 e la violenza della critica mettono fine alla loro collaborazione. Anche se la loro sincera amicizia sopravvive.
A Parigi Basquiat è proposto da una parte la fondazione Louis Vuitton e dall’altra dalla Philharmonie de Paris (un auditorium con sale da concerto, ubicato nel Parc de la Villette di Parigi) che propone e studia la musica che collezionava e inspirava il giovane pittore americano, da Charlie Parker a Rammellzee. Basquiat Soundtracks è la prima mostra dedicata al ruolo della musica nell’arte di Basquiat. Esplora la sua immaginazione sonora ed esamina i numerosi riferimenti che costellano le sue opere.
La presenza della musica nelle opere di Basquiat è preponderante. Artista ibrido, da poeta a produttore musicale, appassionato di fumetti o comics, la sua pittura è infatti una sintesi di ciò che ha vissuto un giovane afroamericano negli anni ’80 dal distretto di Brooklyn all’Italia (ci andrà dieci volte nel corso della sua vita).
I quadri di Basquiat sono rumorosi, rappresentano sempre la musica attraverso la rappresentazione di personaggi sempre chiacchieroni o il rumore delle sue macchine molto fumettistiche.
La mostra Basquiat soundtracks è una perfetta eco a quella della Fondazione Louis Vuitton per approfondire la conoscenza di un artista che illustra e scrive la storia degli Stati Uniti (e del mercato dell’arte) sempre in musica, perché sì Jean-Michel sempre dipingeva in musica oltre che in presenza di certe e precise sostanze illecite, che lo porterà via di overdose a 27 anni.
Basilea, Fondation Beyeler con l’album di The Strokes nelle orecchie e un romanzo italiano in tasca
Invece a Basilea nella Fondazione Beyeler, dal 11 Giugno al 27 Agosto 2023 potete osservare un Basquiat piuttosto estivo.
La Fondation Beyeler, infatti, offre per la prima volta al pubblico le opere di Basquiat realizzate in Italia per la sua prima mostra personale. Otto tele di grande formato che Basquiat dipinse nell’estate 1982 nella città di Modena per un progetto espositivo che alla fine non vide mai la luce.
Più di 40 anni dopo la fondazione Beyeler riunisce queste opere ora conservate in collezioni private negli Stati Uniti, in Asia e in Svizzera, tra cui molti dei più famosi e i più costosi di Basquiat.
Jean-Michel Basquiat aveva 21 anni quando si recò a Modena, invitato dal gallerista Emilio Mazzoli, su consiglio dell’artista italiano Sandro Chia che lo raccomanderà anche alla gallerista Annina Nosei.
Jean-Michel Basquiat è uno degli artisti i più quotati del mercato dell’arte e anche tra i piu’ falsificati, ma anche se ancora non è stata realizzata una campagna di analisi scientifiche seria che permetta di conoscere i materiali e le tecniche che usava, alcuni dei suoi falsi sono stati smascherati proprio grazie alle analisi scientifiche, per in altri trovare anacronismi è stato molto più semplice: erano dipinti su un cartone con un logo utilizzato ben 6 anni dopo la morte dell’artista.
Il suo personaggio è diventato un simbolo iconico nella musica, nella moda e la cultura popolare. Basta guardare l’ultima pubblicità Tiffany’s con gli sposi Knowles-Carter (Beyonce e Jay-z) dove si vede un immensa tela di Basquiat, la cantante Beyonce indossa la panoplia iconica di Audrey Hepburn nel film Breakfast at Tiffany’s e Jay-z che riprende la famosa copertina del giornale The New York Times di 1985 “New Art, New Money, the marketing of an American artist” (stessa pettinatura e stessa posa ma questa volta l’uomo non è solo e guarda il pubblico ma ammira la donna come una venere: Beyonce). Una sorta di remake contemporaneo di “Colazione da Tiffany”: che ha scatenato una tempesta di dibattiti.
Alcuni l’hanno adorato, altri no. Alcuni l’hanno criticato l’utilizzo dell’arte per fare pubblicità; altri perché non è stata condannata l’estrazione di diamanti, che sfrutta i lavoratori africani.
Io l’ho adorato per l’aspetto musicale e la centralità di una donna artista afroamericana che ha saputo gestire e sfruttare al meglio la sua arte nel XXI secolo.
Ma chiaramente bisogna vedere Basquiat non solo come incarnazione di un mondo del lusso profumato all’American Dream ma piuttosto come un gran poeta indipendente che riusciva ad esprimere i sentimenti umani semplicemente con alcuni tratti di matita, un pennello e tanta musica.
Vi invito a leggere il libro italiano di Anna Ferri, Basquiat. Viaggio in Italia di un formidabile genio. Un romanzo autobiografico, scritto durante la pandemia, e pubblicato prima della mostra svizzera, dove l’autrice cerca di ritrovare e vedere il dipinto sulla quale la sua madre è stata modella per Basquiat a Modena.
Uno dei dipinti presentati quest’anno alla fondazione Beyeler, potrebbe essere il dipint in questione. Tanta emozione per una figlia che cerca di ritrovare il volto della madre, in un dipinto privato a alto valore commerciale e artistico ma soprattutto affettivo.
Mentre Anna Ferri scrive un romanzo su Basquiat, il sesto album del gruppo musicale statunitense The Strokes, pubblicato nel 2020 usa come copertina dell’album un dipinto di Jean-Michel Basquiat di 1981 intitolato “Bird on Money”, il primo brano “The adults are talking ” (gli adulti stanno parlando) è sicuramente la musica che ho ascoltato di più durante il lockdown e che fa anche eco alle critiche pubbliche che possiamo sentire ancora sulle opere di Basquiat «sembrano disegni di bambini dell’asilo nido e valgono milioni».
Morale della favola, per capire Jean-Michel Basquiat bisogna amare la musica, essere libero come un personaggio di fumetti e non fermarsi sulla prima impressione, e vi prometto che lo amerete all’infinito.