Caravaggio fugge da Roma con l’accusa di aver ucciso Ranuccio Tommasoni il 28 maggio e giunge il 6 ottobre del 1606 a Napoli, dove la sua fama lo aveva preceduto e dove riceve immediatamente prestigiose commissioni, tra cui il dipinto raffigurante le “Sette opere di Misericordia” per la chiesa della allora nuova confraternita del Pio Monte della Misericordia, dove tutt’ora si trova e dove tutt’ora è conservato il mandato di pagamento che indica che al pittore sarebbero spettati 370 ducati a saldo dei 400 totali pattuiti.
Il pittore realizza in brevissimo tempo (tra la fine di quello stesso anno e l’inizio del 1607) un’opera che sarà così apprezzata da spingere il Monte a vietarne il trasferimento e la vendita a qualsiasi prezzo e ad autorizzarne la copia solo a pochi artisti.
Il grande quadro sarà spostato temporaneamente dalla sede originaria soltanto cinque volte in totale, sia per motivi conservativi e di restauro che per esposizioni.
La congregazione del Pio Monte nasce nel 1602 come istituzione laica per volere di sette nobili napoletani, tra cui Luigi Carafa-Corona, membro della famiglia protettrice di Caravaggio, che erano dediti a opere caritatevoli. Nel 1604, iniziò la costruzione nella cappella della confraternita e lo stile rivoluzionario di Caravaggio parve l’ideale per esprimerne le grandi ambizioni. Si tratta infatti della prima opera commissionata per la decorazione della chiesa.
Le “Sette opere di Misericordia” rappresentano le attività di beneficenza della confraternita che principalmente era volta a prendersi cura e soddisfare i bisogni fisici dei poveri: gli atti di carità cristiana erano il mezzo per riscattare i propri peccati.
La composizione è grandiosa e teatralmente complessa: in alto la luce delinea figura di una Madonna con il Bambino sorretti dagli angeli in volo; Maria osserva con benevolenza le figure sottostanti che, organizzate in un complesso incastro, alludono alle opere di misericordia. Due piani si fondono in un unico spazio che racchiude umano e divino dando vita a una scena di grande realismo e drammaticità.
Sul lato destro della composizione i precetti “dare da mangiare agli affamati” e “visitare i carcerati” sono riuniti nella figura di Cimone che viene allattato dalla figlia Pero. Alle sue spalle, dietro il muro del carcere, appare un uomo che trasporta un cadavere, di cui solo i piedi sono visibili, seguito da un sacerdote in tunica bianca che sorregge una fiaccola a rappresentare il “seppellire i morti” (opera assente nel Vangelo di Matteo, ma aggiunta alla lista durante le pestilenze nel Medioevo e che costituiva un problema di salute pubblica affrontato con grande sollecitudine dal Pio Monte).
La scena sulla sinistra è occupata in primo piano da un elegante cavaliere con un copricapo piumato, San Martino, che divide il proprio mantello per donarlo a un povero e cura uno storpio ad alludere al “vestire gli ignudi” e al “visitare gli infermi”. Più indietro è raffigurato San Giacomo accolto dall’uomo che gli sta di fronte che rappresenta l’”ospitare i pellegrini”, mentre Sansone, eroe del Vecchio Testamento, beve dalla mascella d’asino che indica il “dar da bere agli assetati”.
L’opera rappresenta un cardine per la pittura del Sud Italia e per la pittura italiana in genere: le sette opere di Misericordia sono infatti raffigurate in un’unica ardita composizione dal potente impatto emotivo, dai forti contrasti di luci e di ombre e da un inedito ritmo concitato.
Caravaggio sviluppa a Napoli le innovazioni stilistiche con cui ha già suscitato clamore sulla scena romana. Il tema sacro assume le sembianze realistiche dei volti degli abitanti dei vicoli di Napoli e con altrettanto realismo sono delineati i profili delle cose, dalle armi agli abiti, dalle ali degli angeli al fluire dell’acqua.
La composizione appare come suddivisa in due parti grazie agli intensi contrasti di luminosità: la luce e i toni bianchi rischiarano la parte destra, colpendo direttamente i corpi degli angeli e le loro ali e mettendo in risalto le figure di Pero e del sacerdote, mentre i chiaroscuri e la penombra avvolgono la parte sinistra. Il bruno scuro è il tono dominante nelle architetture e nelle ombre sulla sinistra. L’ocra, il verde e il grigio verde sono i colori che più caratterizzano gli abiti.
Il forte realismo e la visione nitida e diretta dei soggetti resa grazie all’uso ardito della luce rappresenteranno un importante punto di riferimento per i pittori locali e segneranno il passaggio da una pittura devota e tardo-manieristica a quella che sarà la stagione del naturalismo nella Napoli del Seicento.
Art-Test ha avuto il piacere e l’onore di eseguire una campagna diagnostica dell’opera nell’ambito delle iniziative promosse dal “Comitato Nazionale per le celebrazioni del IV centenario della morte di Michelangelo Merisi da Caravaggio (1571-1610)” istituito dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali con lo scopo di studiare in maniera più approfondita e scientifica la straordinaria produzione pittorica dell’artista.
Art-Test ha portato la propria strumentazione all’interno della Chiesa del Pio Monte: si è resa necessaria la progettazione di un particolare ponteggio che fosse stabile e che permettesse di avvicinare lo Scanner alla tela e l’esecuzione dell’indagine Multispettrale (IR/UV) di notte non essendo altrimenti possibile oscurare in modo adeguato il luogo.
Un piccolo sacrificio che è valso sicuramente la pena. Rimanere a contatto con il genio di Caravaggio e la possibilità’ di esplorare la sua tecnica da vicinissimo, sono esperienze che non hanno eguali.