Altro che anni bui! L’arte al tempo di Dante.. era a colori!
Abbiamo da poco salutato lo sfortunato anno dedicato a Raffaello nel 500° anniversario della sua morte e siamo pronti ad abbracciare il 2021 che in Italia e nel mondo sarà l’anno delle celebrazioni dantesche, a settecento anni dalla morte del sommo poeta. Sarà un anno ricco di mostre, produzioni teatrali, cicli di incontri, letture e convegni a cui sarà possibile partecipare on line se non dal vivo, che celebreranno Dante e l’arte del suo tempo.
Per quanto sia diffusa la definizione scolastica di Medioevo come “periodo buio”, possiamo asserire con convinzione che l’arte a Firenze al tempo di Dante fu tutt’altro che buia, anzi! Fu sfolgorante nei colori e straordinariamente fiorente nelle sue tante declinazioni: dalla pittura su tavola alla scultura, dall’intaglio ligneo alla decorazione musiva, dalla miniatura all’oreficeria. Un’arte ricca di simbologie laiche e profane, dove la forma e il contenuto diventavano un tutt’uno per trasmettere i concetti attraverso le immagini.
Art-Test ha avuto il piacere di partecipare allo studio del cenotafio di Guillaume Bertand de Durfort, conte francese di Artois, giunto in Italia come tutore militare e consigliere di Aymeric de Narbonne a servizio del re di Napoli Carlo II d’Angiò che cadde durante la famosa battaglia nella piana di Campaldino, a cui prese parte lo stesso Dante.
Le spoglie del conte furono portate a Firenze e tumulate nella Chiesa della Santissima Annunziata, dato il legame spirituale tra il condottiero e il neonato Ordine dei Servi di Maria. L’opera, attribuita ad un artista di cultura bizantina, si caratterizza per il classicismo sobrio e pienamente assorbito, per un’ampia definizione del volto espressivo seppur impassibile e per l’eleganza delle cornici modanate. E, a proposito di arte sfolgorante nei colori, è interessante sottolineare che le indagini diagnostiche hanno rivelato che l’opera (nella foto prima del restauro) era originariamente policroma!