Tesori recuperati e impostori smascherati

Mag 20, 2023

Tra i reperti archeologici italiani recuperati dai Carabinieri in America molti potrebbero essere dei falsi. Per gli altri è pronto un museo

Anna Pelagotti
Anna Pelagotti

«Le indagini sull’arte non finiscono mai», ha detto il generale Molinese, e grande è l’importanza degli strumenti tecnologici, sempre più sofisticati, che hanno consentito di individuare, in case d’asta e collezioni private, i reperti recuperati dai Carabinieri per la Tutela del Patrimonio Culturale (Tpc), in collaborazione con il New York County District Attorney’s Office. I reperti sono stati riportati in Italia dopo che erano stati trafugati dal territorio italiano e illecitamente commercializzati negli Stati Uniti.

Datati fra il VII secolo a.C. e il I d.C., dal valore stimato di oltre 20 milioni di dollari, le opere saranno presto esposte, almeno quelle originali, presso il nuovo Museo dell’Arte Salvata di Roma, un nuovo museo, allestito nell’Aula ottagona del Museo nazionale romano. Promosso dall’ex ministro Dario Franceschini, il museo è destinato a ospitare temporaneamente opere «salvate», fino alla restituzione ai rispettivi luoghi di appartenenza.

Per arte salvata si intende infatti l’arte rientrata in Italia grazie all’intervento del Tpc, o con il sostegno della diplomazia culturale, o ancora opere recuperate fra le macerie dei terremoti, i ritrovamenti fortuiti di antichità, ma anche i capolavori restaurati dall’Istituto centrale per il restauro (ma non quelli dell’Opificio?).

Massimo Osanna, archeologo direttore generale Musei, in occasione dell’inaugurazione appena l’anno scorso, aveva aggiunto che: «Sarà un museo dinamico, grazie al quale si farà ricerca e attività di valorizzazione, con le puntuali indagini diagnostiche che saranno effettuate sui reperti». Il direttore del Museo nazionale romano Stéphane Verger aveva precisato infatti che «In assenza di dati precisi, non possiamo escludere che alcuni reperti siano il frutto di una falsificazione, in qualche caso ridipinti, in altri casi, forse, del tutto falsi».

E infatti Secondo Gianfranco Adornato della Normale di Pisa tra i sessanta pezzi restituiti a questo gennaio allo Stato italiano una buona parte sarebbe costituita da falsi riconoscibili a occhio nudo.

Il mercato delle antichità, del resto, è funestato dai falsi. Per smascherarli a volte basta l’occhio di un esperto. Molto più spesso servono gli esami diagnostici.