E’ il BREXIT, bellezza!
Il 1° gennaio sancisce non solo l’inizio del nuovo anno, che si spera sia migliore del funesto 2020, ma anche l’inizio di una nuova era per la Gran Bretagna che, dopo 47 anni, ha lasciato l’Unione Europea. Questo significa che il Regno Unito è a tutti gli effetti un paese terzo per l’EU.
Nonostante l’accordo stipulato tra Londra e Bruxelles é quindi stato necessario introdurre un gran numero di adempimenti, come dichiarazioni doganali, licenze speciali, certificazioni, controlli e test di conformità.
I primi problemi si sono presentati, appena terminato il periodo transizione in cui per sei mesi, la Gran Bretagna, ha sospeso l’introduzione dei controlli provenienti dall’Unione Europea -una decisione unilaterale che il vecchio continente non ha ricambiato.
Le procedure da seguire non sono infatti ancora state chiarite, come anche i prezzi delle spedizioni.
Quel che é certo é che a differenza di quanto avvenuto finora, le merci che si spostano tra la Gran Bretagna e l’Ue subiranno controlli doganali più accurati, normativi e di sicurezza, con procedimenti burocratici più lunghi e ovviamente grandi rallentamenti.
Questo ha causato grandi problematiche che si sono incontrate fin da subito anche con il trasporto aereo di opere d’arte, in molti casi, infatti, non è più sufficiente la certificazione che dichiara il contenuto dell’interno della cassa, ma queste vengono esaminate e radiografate non appena entrano in territorio inglese, o peggio ancora, aperte da funzionari senza alcuna esperienza nel maneggiarle. Un problema non da poco visto che in alcuni casi il contenuto ha un grandissimo valore e il danno potrebbe essere irreversibile.
Molti galleristi sono stati previdenti, e per evitare questi disagi si sono tutelati fatturando e spedendo tutte le opere nel Regno Unito prima della fine dell’anno.
Ma é indubbio che l’attuale blocco sulla circolazione delle merci avrà un forte impatto economico sul medio e lungo termine, sul trasporto, oltre che sull’economia e credo sia necessario trovare con urgenza soluzioni che garantiscano la corretta applicazione e interpretazione delle norme in tempi ragionevoli, se non si vuole che la Gran Bretagna passi da hub preferenziale a grande esclusa dal circuito.
Anche in questo caso, pare che Parigi si stia attrezzando per raccogliere il testimone.