La ricchezza della Biennale dell’Antiquariato di Firenze quest’anno ci ha incantato.
A Firenze si è abituati ad essere circondati dalla bellezza, ma il paragone con le altre fiere di antiquariato che si sono tenute in giro per il mondo e soprattutto in Europa, è spietato. La cornice di Palazzo Corsini, uno dei palazzi più sfarzosi della città, è impareggiabile. Ma non solo questo.
La contaminazione con il contemporaneo è stata limitata pochi pezzi straordinari, qui si è messa in mostra soprattutto la qualità dei maestri che hanno lasciato un’impronta indelebile nella storia.
Una selezione durata secoli che ha permesso di rimanere solo ai migliori, solo a chi è stato in grado di comporre, di stupire, di farsi ricordare, con un fascino che non è ancora svanito.
Se le cronache ci rivelano che i prezzi raggiunti da alcuni artisti contemporanei rivaleggiano o addirittura superano gli antichi, non possiamo non meravigliarci.
Qui la qualità è passata al vaglio della storia ed ogni pezzo ne ha molta da raccontare. L’incanto infatti deriva anche da questo: ogni pezzo ci insegna qualcosa, aggiunge qualcosa alla nostra memoria collettiva, a chi siamo, da dove veniamo e dove andiamo.

Un tripudio di opere tra le quali è proprio difficile per noi fare una classifica. Non però per il comitato di selezione che ha assegnato i premi in palio: Premio Pittura va a “Il banchetto di Assalonne” di Niccolò Tornioli, presentato da Robilant+Voena; il Premio Arti Decorative e Design è stato assegnato alla “Coppia di trofei di caccia” attribuita a Filippo Parodi, presentata da Brun Fine Art; il Premio Scultura al “San Sebastiano” di Pietro Lombardo, in pietra dipinta, una testimonianza dell’aspetto originario di tante opere ora riportate a pietra, presentato da Botticelli Antichità.
Tanti gli acquisti, a giudicare dai bollini rossi, non solo da parte di privati, ma anche da musei e collezioni pubbliche. Prima tra tutti gli Uffizi, che quest’anno, grazie ad una crescita molto positiva degli ingressi, ha consentito al museo fiorentino di acquistare ben 6 opere, oltre al disegno di Veronese figlio ricevuto in regalo dalla gallerie Frascione.

A noi che “giochiamo” sempre tra il vero e il falso, ci ha fatto innamorare l’”Autoritratto di Giorgione”, di mano di Antonio Canova, che si divertiva a prendere in giro i connoisseur, allora come ora, un po’ troppo sicuri del loro occhio.
