Lo sdegno dello Spedalingo

Gen 30, 2021 | Art-Test notizie, Patrimonio Culturale

Era il 30 gennaio 1518, quando Leonardo Buonafede, “spedalingo” ovvero rettore dell’ospedale di Santa Maria Nuova di Firenze, commissionò a Giovan Battista di Jacopo di Gasparre, promettente artista di umili origini, senza un vero cognome e detto il Rosso Fiorentino (Firenze, 8 marzo 1494 – Fontainebleau, 14 novembre 1540) una Sacra Conversazione con la Madonna e il Bambino circondati da Santi: san Giovanni Battista, sant’Antonio abate, santo Stefano e san Girolamo.

La consegna era prevista per giugno dello stesso anno e la cifra pattuita era 25 fiorini d’oro larghi.

Vasari ci narra che però lo Spedalingo vedendo la tavola abbozzata rimase fortemente deluso: stabilì che i Santi sembravano piuttosto “diavoli”, e così”fuggì di casa e non volle la tavola, dicendo che [il Rosso] lo aveva giuntato [cioè preso in giro]”.
Ma tutto ha un prezzo: la controversia venne risolta con il decurtamento di 9 fiorini del compenso per il pittore, quasi il 40% di sconto.

La pala tuttavia non raggiunse mai la Chiesa di Ognissanti. Era comunque troppo inquietante, nonostante, probabilmente, qualche correzione alle espressioni dei volti che, secondo Vasari, il Rosso all’inizio faceva sempre “crudeli e disperate”, addolcendole poi prima della consegna.

Lo Spedalingo ritenne fosse meglio inviarla in una chiesetta di proprietà dell’ospedale, dedicata a Santo Stefano, tra le montagne del Mugello.

Nel dipinto venivano di fatto introdotti molti elementi innovativi, primo fra tutti è l’eliminazione di ogni forma gerarchica fra la Vergine e i Santi: la Madonna non è posta in alto in una posizione dominante, ma sta al pari dei Santi, e le figure sono compresse in uno spazio ristretto, senza la cornice elegante di una architettura o un paesaggio paradisiaco a creare l’atmosfera.

I rilievi di Donatello nei pulpiti della Passione e della Resurrezione in San Lorenzo probabilmente ispirarono il Rosso nella creazione degli effetti spigolosi e scabri usati per la raffigurazione dei corpi maschili. Questi hanno i volti incupiti, ombreggiature profonde e scavate nelle carni, con sguardi inquieti e inquietanti, accentuati una marcata gestualità. Del resto, queste caratteristiche di esasperata espressività dei visi, si ripresenteranno anche in opere successive del Rosso.

Tuttavia, dobbiamo fare attenzione: l’accentuazione delle ombre sotto gli occhi in Gesù, così poco naturale, è in realtà dovuta al riemergere di un pentimento, corretto probabilmente quando furono modificati i Santi. Si riscontrano anche altri ripensamenti in corso d’opera: ad esempio nel volto del Bambino sono visibili ben 4 occhi.

Non si può rimanere indifferenti a questo dipinto, di fronte a questi corpi scarnificati ed allungati, con volti quasi grotteschi, e che però sono accompagnati dalla dolcezza dei piccoli angeli in primo piano e dalla grande ricchezza cromatica con tinte brillanti e cangianti.

Nonostante lo sdegno dello Spedalingo, quest’opera è oggi una delle più importanti dell’arte fiorentina del Cinquecento, ed è oggi conservata agli Uffizi e i piccoli angioli lettori tra le immagini più incantevoli di tutta l’arte occidentale.

Art-Test ha indagato un’altra piccola deliziosa opera del Rosso degli Uffizi: Ritratto di Giovinetta, ma chissà cosa non si scoprirebbe sotto la pittura della Pala!