
di Marine Butera
Dalla BRAFA alla TEFAF edizione 2023, alcuni osservatori avranno notato la forte presenza di sculture animalier (e soprattutto di sculture animalier di bronzo).
Perché furono una mania per i collezionisti europei fine XIX e inizio del XX secolo? Per la loro presenza nelle mostre dei grandi musei? O semplicemente perché sono un soggetto simpatico e senza tempo? O forse perché sono testimoni dei drammatici problemi climatici attuali con le loro inevitabili conseguenze per la conservazione delle specie animali? Questi potrebbero essere alcuni degli argomenti per capire e spiegare un mercato in forte espansione…anche se vorrei semplicemente fermarmi sul fatto che delle sculture del genere non lasciano nessuno insensibile per la loro bellezza.
Ma fermarsi alla bellezza per capire un oggetto d’arte e il relative valore sul mercato, non mi sembra un argomento valido.
Quindi mi sono improvvisata esploratrice (d’arte però e non di zoologia!) per capire questa tendenza del mercato e conoscere meglio questi artisti che hanno dedicato loro vita ad osservare gli animali.
Ma prima di tutto, che cos’è l’arte animalier ?

L’arte animalier consiste nel rappresentare gli animali attraverso il disegno, la pittura o la scultura. Si tratta di un’arte molto antica. L’uso dell’iconografia animale è molto vario, cambia a seconda dei tempi e dei luoghi, ma deve indubbiamente la sua onnipresenza alla sua forte carica simbolica, legata alla vicinanza tra uomo e animale, fonte di fascino e stupore. Fu già al centro dell’arte preistorica, sia che si tratti dei grandi affreschi murali in alcune grotte (grotta Chauvet, a Vallon-Pont-d’Arc, grotta Cosquer, Lascaux, Altamira, ecc.), sia dell’arte mobile (piccole oggetti scolpiti o incisi) risalenti allo stesso periodo.
Lontano dalla falsariga del bestiario medievale (“Il giardino delle delizie” di Bosch), lo studio quasi scientifico degli animali da parte di antichi maestri come Leonardo da Vinci (“Studio di cavalli”) o Dürer (“La lepre”) aprì la strada a navigati illustratori come Albertus Seba e George Louis Leclerc de Buffon nelle loro “Storia naturale” e « Cabinet des curiosités » al confine tra tra arte e scienza.
E se nella gerarchia dei generi “chi dipinge animali vivi è più pregevole di chi rappresenta cose morte senza movimento” (Conferenze dell’Accademia, André Félibien, 1667), come i pittori di caccia e nature morte ad esempio i fiamminghi Snyders e i francesi Desportes e Oudry, è a partire dal XVII secolo che la rappresentazione degli animali diventa un genere particolare della pittura occidentale. A lungo considerata minore, la scultura animale raggiunse il suo apice nel XIX secolo.
La rivoluzione industriale dell’Ottocento suscitò per la macchina tanta ammirazione quanto rifiuto, ed emerse un bisogno imperioso di ritorno alla natura e alle sue forze selvagge. Gli animali divennero così nuovi soggetti: creature emblematiche di una natura fedelmente riportata da esploratori in campagne scientifiche condotte nel Settecento e per tutto l’Ottocento con la creazione della National Geographic Society (1888).

La prima fiera d’arte degli animali aprì i battenti nel 1912. Alcuni artisti scelsero di fare dell’animale il soggetto principale del loro lavoro, distinguendosi da chi li integravano in contesti più generale.
E’ un’arte che richiede un’osservazione paziente e sensibile per cogliere la correttezza delle forme e delle posture e fare in modo di «scoprire l’anima animale».
L’invenzione della reflex a lente singola 6 x 6 cm, firmata Victor Hasselblad, una macchina fotografica iconica, prima che per immortalare la missione Apollo 11, fu creata per fotografare gli uccelli in volo! Quindi una vera arte d’osservazione e di conservazione (documentare e immortalare l’animale e l’ambiente grazie all’arte di rappresentarlo).
Ma quale parte della storia dell’arte animalier interessa di più i collezionisti?
Vorrei dire tutte perché esistono collezionisti di tutto, ma in realtà è un ramo molto specifico della storia dell’arte animalier che sta aprendo un mercato in piena espansione e ci fa scoprire artisti o meglio riscoprire artisti che hanno dedicato la loro vita allo studio degli animali, senza grande successo durante in vita, ma che oggi sarebbero i Rodin o le Camille Claudel dell’arte animalier: gli scultori animalier europei del XX secolo.
Per molto tempo il bronzo animalier è stato considerato come oggetto decorativo e non è stata data importanza al rapporto tra l’artista e il fondatore, né alla rarità di un pezzo. Si è dovuto aspettare diverso tempo prima che l’arte animalier, dapprima marginale e disprezzata, ottenesse un certo riconoscimento. Nel 1908 fu inaugurata la prima mostra dedicata a questo tema e nel 1913 fu creata la Società degli artisti animalier francesi. Il Musée d’Orsay ha svolto un ruolo importante nella promozione e nella riscoperta di quest’arte. Le sue numerose mostre su quest’arte sono state in grado di sviluppare la visione più tecnica e anche emotiva dei collezionisti.
In più di dieci anni, il museo d’Orsay si è impegnato a far vivere le sue collezioni: dallo zoo d’Orsay (2008), fino a una mostra all’incrocio tra scienze e arti intitolata “Le origini del mondo. L’invenzione della natura nel XIX secolo” (2021). È soprattutto il valore di Rembrandt Bugatti e François Pompon così come la mostra “La beauté animale” al Grand Palais e quello sulle grandi figure dell’arte animale al museo degli anni ’30, nel 2012, che ha contribuito a far conoscere il loro valore, ma anche a insegnare a guardarle.
Secondo il gallerista e specialista Xavier Eeckhout (intervista per la Drouot gazette, 27 gennaio 2022, di Stéphanie Pioda): nel XIX secolo, il 99% dei bronzi era fuso in sabbia, e nel XX il 99% era a cera persa. In questo secondo caso, lo stampo si rompe dopo ogni gettata, le alterazioni sono realizzato dallo scultore, il più delle volte, la firma è incisa nella cera stessa. I rilievi sono più precisi, la scultura più nervosa e le patine più profonde, tanti punti e differenze che hanno cambiato l’apprezzamento di questi bronzi considerati opere d’arte e che hanno contribuito alla crescita di questo mercato.
I collezionisti hanno occhio per i dettagli e cercano prove d’artista reali (cioè fonderie dove l’artista stesso ha supervisionato le diverse operazioni: fusione, patina, cesellatura, a differenza delle fonderie che modificano e numerano senza il controllo tecnico dell’artista).

In 16 anni i prezzi di alcuni artisti del settore sono aumentati di oltre il 50%. Di fama internazionale è oggi il mercato che si interessa agli scultori della Ménagerie du jardin des plantes di Parigi (uno dei più antichi giardini zoologici del mondo ancora aperti al pubblico, con quello di Schönbrunn a Vienna). La Ménagerie du Jardin des Plantes fu aperta in 1794 su iniziativa di Bernardin de Saint-Pierre, professore di zoologia al Muséum national d’histoire naturelle, per trasferirvi gli animali della Ménagerie Royale de Versailles e di Raincy (appartenente al Duca d’Orléans). Nel corso della sua storia la ménagerie ha presentato una quantità innumerevole di specie di animali, tra cui la prima giraffa presentata in Francia nel 1862.
Chi sono gli artisti più in voga sul mercato e perché?
Gli artisti che hanno già una presenza museale per confermare e istituzionalizzare la scelta e il gusto dei collezionisti, con sculture di animali del XX secolo, sono François Pompon (1855-1933), Rembrandt Bugatti (1884-1916), Roger Godchaux (1870-1950) e Georges Guyot (1885-1972).
Fondamentale è stata l’asta di Christie’s a New York nel 2019, intitolata “The Menagerie“, a giocare un ruolo importante in questa direzione: oltre agli artisti citati, c’erano anche le sculture di Édouard-Marcel Sandoz (1881-1971) e Charles Artus (1897-1978) che le case anglosassoni non includevano nelle loro vendite perché fino ad allora non le consideravano abbastanza importanti.
Al di là della qualità delle loro opere, la storia stessa di questi artisti è avvincente. Erano per la maggior parte amici, si incontravano ogni giorno al serraglio del Jardin des Plantes a Parigi, e ad Anversa. Tutti erano appassionati e nessuno era ricco. Pompon iniziò a guadagnarsi da vivere bene nel 1926 e morì nel 1933. Per sopravvivere, Roger Godchaux era un agente di cambio e morì nel 1958 senza aver conosciuto il successo. Marcel Lémar (1892-1941) si suicidò nella più grande povertà. Anche Georges Guyot (1885-1973) finì senza un soldo. Quanto a Bugatti, il suo suicidio avvenne molto presto, nel 1916, ma aveva già prodotto molto: realizzò quattro o cinquecento animali diversi nell’arco di quindici anni.
La nota positiva di questo collezionismo è che ha permesso agli appassionati e ad alcuni piccoli antiquari di diventare oggi dei riferimenti in materia di sculture di animali del XX secolo e di avere un’influenza internazionale. Gli appassionati amatoriali che 20 anni fa potevano permettersi una scultura animalier, invece, non possono più seguire le dinamiche del mercato che propongono valori sempre più alti di pezzi da museo che prima erano poco o per nulla ambiti.
Riconoscere il lavoro e la passione di una vita intera di questi artisti così a lungo dimenticati mi sembra già un primo passo.
I tempi stanno cambiando…
E che dire delle donne artiste, scultrici animalier della stessa epoca?
Marguerite de Bayser-Gratry (1881-1975), Jeanne Piffard (1892-1971), Jeanne Poupelet (1874-1932), Berthe Martinie (1883-1958), Antoinette Champetier de Ribes (1892-1973).
La loro valutazione è molto inferiore anche se sono artiste di talento…
BIBLIOGRAFIA
- LES ANIMAUX DANS L’ART, Sélection du département Littérature et art. Bibliothèque Nationale de France (BNF).
- L’art animalier au Sab, une niche avec des artistes à part
- Publié le 16 septembre 2021, par Stéphanie Pioda, la Gazette Drouot
- Xavier Eeckhout, galeriste spécialisé dans l’art animalier, un marché en pleine expansion
- Publié le 27 janvier 2022, par Stéphanie Pioda, la Gazette Drouot
- Les Bronzes animaliers, Pipat Antiquités: https://pipat-antiquites.fr/fr/les-sculptures-bronzes-animaliers/
- Seba. Cabinet of Natural Curiosities. 40th Ed Taschen.
- La vie sauvage des bronzes animaliers, Le magazine des enchères.